I The National hanno raggiunto con il loro precedente album, Boxer, un successo inaspettato ma assolutamente meritato.
Forti di quel successo e del loro innegabile talento nel creare canzoni pregne di malinconica emozione, questi cinque ragazzi del Cincinnati, ma adottati da New York, hanno pubblicato il largamente atteso High Violet.
Ma come si fa a dare un seguito ad un album che la maggior parte della stampa musicale ha definito perfetto e che il pubblico ha (giustamente) premiato con tanta ammirazione?
Ecco come: rinchiudendosi in studio per rielaborare le fortunate atmosfere di Boxer ma uscendone con un suono ancora più polveroso, con testi più introspettivi e con canzoni cariche di romanticismo.
Terrible Love, il primo pezzo di High Violet, inizia con le chitarre dei fratelli Dessner in primo piano, ma è la voce profonda di Matt Berninger a dare una scossa di adrenalina. Il modo in cui narra le storie dei propri personaggi, come ne sottolinea le emozioni, è davvero unico.
Non ha una voce cristallina, ma è come si interpreta una canzone che spesso fa la differenza. Beh, Matt Berninger fa la differenza, in ogni singola strofa o ritornello che canta.
Ogni brano di questo High Violet vede i The National affrontare le differenti emozioni umane, e così come Terrible Love parla di tentazione e di peccato, Sorrow parla del dispiacere e della tristezza nel soffrire per qualcuno, con un testo da lacrime agli occhi.
Afraid Of Everyone parla della paura, abbastanza comune, di ciò che ci viene somministrato da giornali, radio e televisioni, e del timore di crescere senza una propria identità.
Bloodbuzz Ohio è un pezzo strepitoso, che evoca immagini e sensazioni uniche, e che invoglia a prendere uno zaino ed uscire di casa a godersi il sole estivo.
Le canzoni si susseguono come se fossero ognuna parte di una sinfonia unica, come se ogni pezzo fosse una porta da attraversare per scoprire cosa si nasconde dall’altra parte.
C’è anche il tempo per un tributo: in England Matt Berninger narra di estati piovose passate in quel di Londra, in un pezzo lento ma molto coinvolgente.
Non vorrei essere troppo influenzato dai miei gusti personali, ma questo album è sicuramente uno dei migliori che ascolteremo in quest’anno. E in quello successivo. E in quello dopo ancora.
Non si sono discostati troppo dallo stile e dal sound del precedente Boxer, e non sono caduti nel cliché del pop, della canzone sempliciotta e radiofonica.
Nessuna delle canzoni di questo album è un riempimento, nessuna è inferiore alla precedente. Non ci sono difetti, non ci sono pecche. Non c’è nulla da appuntare.
Su brani come Vanderlyle Crybaby Geeks non c’è nulla da dire, c’è semplicemente da ascoltarle e ringraziare i The National per ciò che fanno per la musica.
C’è anche il tempo per un tributo: in England Matt Berninger narra di estati piovose passate in quel di Londra, in un pezzo lento ma molto coinvolgente.
Non vorrei essere troppo influenzato dai miei gusti personali, ma questo album è sicuramente uno dei migliori che ascolteremo in quest’anno. E in quello successivo. E in quello dopo ancora.
Non si sono discostati troppo dallo stile e dal sound del precedente Boxer, e non sono caduti nel cliché del pop, della canzone sempliciotta e radiofonica.
Nessuna delle canzoni di questo album è un riempimento, nessuna è inferiore alla precedente. Non ci sono difetti, non ci sono pecche. Non c’è nulla da appuntare.
Su brani come Vanderlyle Crybaby Geeks non c’è nulla da dire, c’è semplicemente da ascoltarle e ringraziare i The National per ciò che fanno per la musica.
Tracklist:
1. Terrible Love
2. Sorrow
3. Anyone’s Ghost
4. Little Faith
5. Afraid Of Everyone
6. Bloodbuzz Ohio
7. Lemonworld
8. Runaway
9. Conversation 16
10. England
11. Vanderlyle Crybaby Geeks
Francesco Ruggeri
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