martedì 16 giugno 2009

Silversun Pickups - Swoon


Il nuovo album dei californiani Silversun Pickups inizia con qualche secondo di silenzio, quasi a rappresentare l'attesa (3 anni!) per poter ascoltare il loro nuovo materiale, dopodiché esplode la chitarra distorta di Brian Aubert, nell’iniziale There’s No Secrets This Year.
Traccia che inconfondibilmente "suona" come la classica canzone dei SSPU, ovvero un ritmo batteria simile ad una mitragliatrice di Chris Guanlao, chitarra over-distorta e bassi corposi di Nikki Monninger.
Ritornano così come ci avevano lasciato, nel 2006, con l'ottimo Carnavas, ovvero con canzoni innegabilmente orecchiabili, sicuramente lunghe e forse un pò troppo somiglianti tra di loro.
In effetti la sensazione più comune tra le 10 tracce che compongono l'album, è il deja-vù, sia per l'effettiva somiglianza tra i vari brani, sia perchè dall'album precedente sembra non sia cambiato praticamente niente.
Il miscuglio shoegaze-grunge dei Silversun Pickups, ispirato da gruppi come Smashing Pumpkins, Nirvana e Foo Fighters, aveva impressionato buona parte del mondo Indie, sopratutto grazie a "Lazy Eye", singolo che ha riscosso successo commerciale e radiofonico.
Forse il problema di questo Swoon è che non c'è una Lazy Eye, non ci sono brani che escono dal mucchio e che si distinguono come aveva fatto Lazy Eye per l'album precedente.
Forse le uniche eccezioni sono il primo singolo, Panic Switch, che presenta uno stupendo riff di basso indiavolato e martellante, e la conclusiva Surrounded che ripropone le accelerazioni e rallentamenti improvvisi di ritmo che hanno reso celebre Aubert e compagni.
Quando cercano di abbassare il volume, come in Draining e Catch & Release, sembrano trattenersi troppo, e il tono di voce di Brian Aubert non aiuta, rimanendo troppo spesso monocorde e piatto anche quando la canzone sale di intensità.
Tra le poche novità dell'album, che vede ancora Dave Cooley in veste di produttore, c'è un uso più accentuato dell'editing sonoro e degli effetti da parte del quarto componente del gruppo, Joe Lester, che in The Royal We fa sentire decisamente la sua mano.
Non ha peccati particolari questo album, se lo si considera indipendentemente dai lavori precedenti è un discreto disco..ma chi si aspettava un grande salto in avanti dovrà ricredersi, perchè forse i Silversun Pickups hanno avuto paura dell'enorme ostacolo chiamato "secondo album", e hanno deciso di giocare sulla difensiva.
In ogni caso rimane la speranza che possano crescere musicalmente, perchè di talento ce n'è, e in abbondanza.


Tracklist:
1. There's No Secrets This Year
2. The Royal We
3. Growing Old Is Getting Old
4. It's Nice To Know You Work Alone
5. Panic Switch
6. Draining
7. Sort Of
8. Substitution
9. Catch & Release
10. Surrounded

Francesco Ruggeri

http://www2.troublezine.it/reviews/11496/silversun-pickups-swoon

Kasabian - West Ryder Pauper Lunatic Asylum


La prima parola che mi passa per la testa ascoltando l’ultima fatica dei Kasabian è acido.
Acido perché sicuramente per scrivere pezzi come Vlad The Impaler e Fire, Tom Meighan e Sergio Pizzorno devono averne consumate tonnellate.
Ma acido anche perché in generale il mood dell’album si discosta dai precedenti capitoli discografici dei ragazzi di Leicester.
Lanciato qualche mese fa dal download gratuito di Vlad The Impaler, West Ryder Pauper Lunatic Asylum è un album che dimostra un evoluzione artistica ed una maturità compositiva davvero ragguardevoli.
Non mancano le tracce “anthem”, alle quali i Kasabian ci avevano abituati con i precedenti lavori in studio, infatti Underdog e Fire ricalcano questa tipologia: riff potenti e testi che entrano subito in circolo.
Ma è in altro che i Kasabian stupiscono. Durante l’intero album c’è una senso di continuità psichedelica, il ritmo si alza e si abbassa in continuazione, come se volessero farci “viaggiare” all’interno delle 12 tracce che lo compongono.
Come in un trip estremamente reale e vivido, le emozioni si alternano, spingendo adrenalina nelle vene durante l’infettiva e velocissima Fast Fuse, o rilassando i muscoli e accompagnando l’ascoltatore come in Thick As Thieves, raggiungendo il picco di coinvolgimento tra Secret Alphabet e Fire.
I Kasabian sperimentano, anche grazie all’intervento del super produttore Dan The Automator, e ampiano il loro sound, passando dal simil-Kraftwerk di Swarfiga, all’acustico con ritmo Hip-Hop di Take Aim, cantata da Sergio Pizzorno.
E’ interessante notare come i Kasabian siano riusciti a rinnovare e ad arricchire il proprio sound, senza dover sproloquiare suoni elettronici, come troppe band hanno preso a fare ultimamente. La prova di questo rinnovamento è West Ryder Silver Bullet, che vede la partecipazione di Rosario Dawson all’interno di un brano inquietante e polveroso, che sembra uscire da una colonna sonora western.
Forse ad alcuni fan del gruppo questo “cambiamento” sembrerà troppo ricercato, quasi artificiale, ma l’anima del gruppo e la sua innata facilità ad esprimere ottima musica sono intatte. C’è sempre l’ispirazione-ammirazione, decisamente non velata, verso gli Oasis, e la dissacrante arroganza che li ha caratterizzati fin dal loro strepitoso debutto, nel 2005.
Happiness, una ballata malinconica cantata anch’essa da Pizzorno, conclude l’album, che segna con passo deciso l’ingresso dei Kasabian tra quelli che contano davvero nella musica contemporanea.


Tracklist:
1. Underdog
2. Where Did All The Love Go?
3. Swarfiga
4. Fast Fuse
5. Take Aim
6. Thick As Thieves
7. West Ryder Silver Bullet
8. Vlad The Impaler
9. Ladies And Gentlemen (Roll The Dice)
10. Secret Alphabets
11. Fire
12. Happiness


Francesco Ruggeri