venerdì 24 luglio 2009

The Horrors @ Parklife Festival, Milano 21-07-09

Quando tra i nomi del Parklife Festival è comparso quello dei The Horrors, le probabilità di una mia trasferta a Milano sono diventate pressoché del 100%, visto anche l’esiguo costo del biglietto di ingresso.
Così mentre aspetto che arrivino le 23.30, orario prestabilito per l’inizio dello show degli Horrors, giro per i tre palchi di questo piccola ma riuscitissima manifestazione, conoscendo nuovi gruppi, nuova musica e passando una piacevole serata.
Però per la testa avevo una sola cosa: gli Horrors.
La loro nuova incarnazione ha stupito un po’ tutti.
La rottura con la Universal, la firma per l’ambitissima XL Recordings e la presenza di Geoff Barrow dei Portishead in veste di produttore, ha scatenato in pieno il potenziale di questi cinque (magrissimi) ragazzi di Southend-On-Sea, dando come risultato un disco, Primary Colours, che seppur discostandosi parecchio dallo stile degli esordi, ha proposto uno stile musicale e una creatività artistica davvero ragguardevoli.
Prendo posto in prima fila, proprio davanti al chitarrista Joshua Third (o Von Grimm che dir si voglia..), e gli Horrors salgono sul palco principale, ovviamente con dieci minuti buoni di ritardo.
Attaccano con Mirror’s Image, la prima traccia di Primary Colours, e la prima cosa che salta all’occhio è che in confronto alle loro esibizioni live in supporto al precedente disco, gli Horrors sono cambiati parecchio. A parte lo scambio di posizione tra Spider Webb e Tomethy Furse, che si sono scambiati gli strumenti, si nota di più che Faris "Rotter" Badwan è cambiato. Da frontman energetico ed imprevedibile, è diventato un frontman statico ed "ingessato". L’esatto opposto dell’esuberante Faris della prima "fase" degli Horrors. L’unica cosa che fa oltre a cantare è andare a nascondersi dietro alla batteria e prendere in spalla l’asta del microfono.
Eppure funziona.
L’atteggiamento della band, e dello stesso Faris, è assolutamente adatto al sound malinconico e shoegaze del nuovo strepitoso disco.
E così Joshua Third e compagni, rigorosamente in total black, a parte Faris che sfoggia qualche nota di colore nella camicia, snocciolano canzone dopo canzone il loro nuovo repertorio, nella sua interezza, scartando senza pietà tutti i loro grandi successi, come Count In Fives, Sheena Is A Parasite e Gloves.
Il pubblico, a dir la verità, risente di questa scelta e non sembra molto coinvolto, anche a causa dell’inesistente loquacità della band.
Gli unici sussulti arrivano per Who Can Say, singolo in rotazione, Scarlet Fields, che è a mio avviso un piccolo capolavoro stile Joy Division, e per la conclusiva Sea Within A Sea, che per otto lunghissimi minuti funge da arrivederci, non molto sentito, della band al pubblico Italiano, che forse ha bisogno di tempo per assimilare i "nuovi" Horrors.
C’è chi si lamenta parecchio mentre passo per la folla. Tre quarti d’ora di concerto sono effettivamente pochi, ma per ascoltare dal vivo nella sua interezza un disco come Primary Colours avrei sborsato ben più degli onestissimi dieci euro di ingresso.

Setlist:
- Mirror’s Image
- Three Decades
- Do You Remember
- New Ice Age
- Scarlet Fields
- I Only Think Of You
- I Can’t Control Myself
- Who Can Say
- Primary Colours
- Sea Within A Sea

Francesco Ruggeri

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