martedì 16 giugno 2009

Kasabian - West Ryder Pauper Lunatic Asylum


La prima parola che mi passa per la testa ascoltando l’ultima fatica dei Kasabian è acido.
Acido perché sicuramente per scrivere pezzi come Vlad The Impaler e Fire, Tom Meighan e Sergio Pizzorno devono averne consumate tonnellate.
Ma acido anche perché in generale il mood dell’album si discosta dai precedenti capitoli discografici dei ragazzi di Leicester.
Lanciato qualche mese fa dal download gratuito di Vlad The Impaler, West Ryder Pauper Lunatic Asylum è un album che dimostra un evoluzione artistica ed una maturità compositiva davvero ragguardevoli.
Non mancano le tracce “anthem”, alle quali i Kasabian ci avevano abituati con i precedenti lavori in studio, infatti Underdog e Fire ricalcano questa tipologia: riff potenti e testi che entrano subito in circolo.
Ma è in altro che i Kasabian stupiscono. Durante l’intero album c’è una senso di continuità psichedelica, il ritmo si alza e si abbassa in continuazione, come se volessero farci “viaggiare” all’interno delle 12 tracce che lo compongono.
Come in un trip estremamente reale e vivido, le emozioni si alternano, spingendo adrenalina nelle vene durante l’infettiva e velocissima Fast Fuse, o rilassando i muscoli e accompagnando l’ascoltatore come in Thick As Thieves, raggiungendo il picco di coinvolgimento tra Secret Alphabet e Fire.
I Kasabian sperimentano, anche grazie all’intervento del super produttore Dan The Automator, e ampiano il loro sound, passando dal simil-Kraftwerk di Swarfiga, all’acustico con ritmo Hip-Hop di Take Aim, cantata da Sergio Pizzorno.
E’ interessante notare come i Kasabian siano riusciti a rinnovare e ad arricchire il proprio sound, senza dover sproloquiare suoni elettronici, come troppe band hanno preso a fare ultimamente. La prova di questo rinnovamento è West Ryder Silver Bullet, che vede la partecipazione di Rosario Dawson all’interno di un brano inquietante e polveroso, che sembra uscire da una colonna sonora western.
Forse ad alcuni fan del gruppo questo “cambiamento” sembrerà troppo ricercato, quasi artificiale, ma l’anima del gruppo e la sua innata facilità ad esprimere ottima musica sono intatte. C’è sempre l’ispirazione-ammirazione, decisamente non velata, verso gli Oasis, e la dissacrante arroganza che li ha caratterizzati fin dal loro strepitoso debutto, nel 2005.
Happiness, una ballata malinconica cantata anch’essa da Pizzorno, conclude l’album, che segna con passo deciso l’ingresso dei Kasabian tra quelli che contano davvero nella musica contemporanea.


Tracklist:
1. Underdog
2. Where Did All The Love Go?
3. Swarfiga
4. Fast Fuse
5. Take Aim
6. Thick As Thieves
7. West Ryder Silver Bullet
8. Vlad The Impaler
9. Ladies And Gentlemen (Roll The Dice)
10. Secret Alphabets
11. Fire
12. Happiness


Francesco Ruggeri

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